Recensione di “Tutte le volte che mi sono innamorato” di Marco Marsullo

Ho conosciuto Marco Marsullo prima come persona, attraverso i social e le sue dirette Instagram dai tempi del lockdown, e solo dopo come scrittore. Nonostante questo però, fin da subito ho avvertito una sorta di legame, un qualcosa che mi richiamava verso i suoi libri. È così che accade alle volte, anche se non hai letto nemmeno un libro di un autore senti che ti piacerà, che ha tanto da dirti e soprattutto da darti. In effetti così è stato. Come se lo conoscessi già. E ieri ho avuto la conferma con questo libro. Il primo suo romanzo che mi ha attirata a sé è stato proprio la sua ultima pubblicazione.

Tutte le volte che mi sono innamorato di Marco Marsullo mi ha agganciata dal primo capitolo e non ho avuto scampo. Ero lì a chiedermi chi stesse parlando e cosa mi stesse raccontando, dalla prima battuta, e ci sono finita dentro con tutte le scarpe.

La copertina riassume già le premesse, il punto di partenza sta proprio lì in quell’immagine colorata e fresca come la scrittura dell’autore: Cesare, la sua vespa bianca, il suo gatto e la ricerca di una relazione stabile e duratura. Lui che guarda e insegue l’amore, cercando la persona giusta, perfetta per lui, la donna della sua vita che sembra non arrivare mai né incrociare il suo cammino. Lui che si sente un passo indietro agli altri, rispetto ai suoi amici di infanzia, a quelli che alla sua età hanno già messo su famiglia e hanno carriere promettenti.

«Non ho mai guardato a lui con invidia, piuttosto come a un modello, estenuante il più delle volte. Rincorrere sfianca, è difficile stare dietro a una cometa; spesso mi chiedo quanta fede dovevano avere i Re Magi per seguirne una fino alla capanna di Gesù.»

Vi avverto a Cesare non potrete non affezionarvi. Io gli ho voluto bene dal primo capitolo. È un insegnante, ha 35 anni e sente il peso di tutte le scelte (e delle donne) sbagliate che lo hanno portato fin lì. A un certo punto della sua vita una serie di eventi fa scattare in lui qualcosa. E così si lancia in una sfida contro il tempo per trovare la compagna che ha sempre sognato o immaginato di avere accanto. Si può conquistare l’amore vero in sei mesi?

Questo libro è un rocambolesco viaggio tra le disavventure dei trentenni, gli appuntamenti tragi-comici figli delle app di incontri e le riflessioni di un ragazzo che vorrebbe soltanto essere ascoltato e compreso davvero al di là dei luoghi comuni e delle apparenze. Marco Marsullo racconta tutte le volte in cui il suo protagonista non si è innamorato e lo fa con un filo di malinconia e lucida ironia che ti fa sorridere e poi ti spiazza lasciandoti l’amaro in bocca per le verità che mette a nudo. In certi punti avrei voluto abbracciare forte Cesare. «La vita va vissuta, mica pensata così tanto Cesare.» Ecco, io mi scopro come lui, a rincorrere sempre i miei dubbi, le mie paturnie, le mie angosce, a rimuginare su tutto mentre il tempo passa e la vita mi lascia a piedi.

«L’amore non ti guarisce dalla solitudine.»

La solitudine è una condanna sociale dopo i trent’anni, un bollino marchiato a fuoco sulla fronte e un macigno che pesa nel petto nelle serate vuote, in cui sentirsi un po’ più tristi. Stare (da) soli ha i suoi vantaggi senza dubbio, ma chiunque sente il bisogno e la voglia di avere qualcuno a fianco con cui condividere la propria vita, spartirsi i guai della propria quotidianità e dare un senso alla felicità quando si palesa.

La felicità, sì: siamo un meccanismo perfetto costruito per essere potenzialmente felici senza mai davvero riuscirci. Sarà colpa di qualche bug o forse soltanto nostra.

Cosa siamo senza l’amore? E cosa siamo senza quella felicità che ci hanno sempre detto di cercare e guadagnarci a ogni costo?

Siamo noi, semplicemente. E ce lo dimentichiamo, come fa Cesare. Lui che cerca sempre le risposte negli altri e non sa ancora come interrogare sé stesso senza perdere di vista i veri obiettivi. È fatto di dubbi, pensieri, paranoie, malumori, rabbia, sete di divertimento, bisogno di affetto, come me, come tutti noi.

«E invece dietro i comportamenti di una persona c’è la somma di ogni passo fatto fino a quel giorno, di tutte le volte che è stato un no invece di un sì; si pensa che un uomo che non ha accanto una fidanzata di tutta la vita sia un ragazzino superficiale, uno che non sa prendersi un impegno, che non sa coltivare una relazione, uno a cui piace scopare in giro, cambiarne una a sera, sedurre come maledizione, un narcisista patologico. E invece dietro un uomo che non ha accanto una fidanzata di tutta la vita c’è il dolore di tutti i fallimenti precedenti. Un uomo che parla d’amore non viene mai creduto fino in fondo dalla donna che lo ascolta. “Ohi…” Gabriele mi tocca la mano. “Torni qui tra noi? È mezz’ora che non dici una parola.” Vedo Mariano, Lucio e Sandro che mi studiano. Sorrido. Intorno a me confusione, risate, strilli, pizze che si raffreddano e calici di vino svuotati. Sì, torno qui, ci torno sempre. Anche se alcune volte è più difficile.»

Questo libro parla di amicizia, prima ancora che di amore. Racconta il nostro rapporto con gli altri e con noi stessi, le nostre solitudini, le paure e le fragilità che decidiamo di nascondere perfino a noi stessi molto spesso, o che ci arrischiamo a condividere con chi ci conosce così bene anche quando restiamo chiusi nel nostro silenzio. Parla di noi trentenni allo sbaraglio in una società che non ci vede mai per ciò che siamo davvero e non ci vuole mai come aspiriamo a essere noi.

«Forse allora l’amicizia è questo: non tanto completarsi, quanto spronarsi ad andare oltre, a dipingere un nuovo quadro. Silvia non ha scelto di fare la maestra, lo è proprio di indole, e non perché spiega le cose o perché ha sempre le risposte giuste, ma perché te le sa insegnare, te le fa capire. Avere un’amica così è una salvezza quotidiana.»

Questo è un romanzo dolceamaro di grande umorismo e onestà, divertente ma anche molto riflessivo. Ho riso tanto fra queste pagine e mi sono ritrovata con lo stomaco contorto più volte. Marsullo è schietto, sincero, descrive l’amore al maschile e un mondo pieno di parole che spesso gli uomini non sanno dove mettere, come succede a Cesare. E io capisco bene questa sensazione di sovraffollamento nella testa e di emozioni che esplodono una dopo l’altra senza controllo, senza nessuna capacità di gestirle. Per questo ho subito empatizzato con il suo protagonista. La scrittura di Marco è frizzante e vera, parla di oggi, di noi, di sentimenti che in realtà ci accomunano tutti, uomini e donne, donne e uomini, bambini, ragazzi e anziani.

«Forse siamo l’ultima generazione che ha ricevuto in dono, nel DNA etico, l’obbligo tacito di sposarsi arrivati a una certa età. E chi dice che questa pressione sociale non l’avverte, l’avverte lo stesso. Anche nel doversi giustificare di continuo.»

Cesare impara a conoscersi a ogni fallimento sentimentale, a ogni diverbio con gli amici, a ogni passo fatto nella direzione opposta o contraria a quella che gli altri avrebbero prospettato e talvolta preferito per lui. Racconta il suo universo arrivando a una consapevolezza più matura che non avrebbe mai sperato di raggiungere forse: «Poi ho capito che niente importa, se non ciò che io penso di me.»

Non dico di più perché io non rivelo quasi nulla delle trame, dato che come ripeto sempre, io non le leggo mai per evitare spoiler e per non avere nessun tipo di aspettative. Per sapere di che parla un libro, per avere riferimenti spazio temporali più precisi internet ci viene in soccorso. A me interessa invece andare oltre. Parlare delle mie sensazioni, di quello che mi ha trasmesso un libro, di cosa mi ha regalato. Dei personaggi che mi ha presentato, di quello che loro mi hanno ricordato o detto di me. Perché sì, in fondo, pur avendo una storia totalmente diversa dal protagonista e dai suoi amici, io ho ritrovato tanto di me e dei miei coetanei in questo romanzo. Ho sentito nei miei 34 anni, attraverso le parole di Cesare, tutti i tormenti e i pensieri che mi hanno vista crescere e invecchiare. Mi sono quasi sempre trovata d’accordo con lui.

 «È commovente fino a che punto crediamo nell’amore. Fino a che punto crediamo – e continuiamo a credere anche oltre ogni evidenza – che sia la causa della salvezza, e della rovina, delle nostre esistenze.»

L’amore, questa entità misteriosa a volte così difficile da indagare, è la nostra croce e delizia, che rende tutto più complicato di quello che è, eppure sembra ruotare tutto intorno alla sua forza attrattiva e repulsiva al tempo stesso.

«Un amico non ha sempre bisogno della spiegazione matematica di un concetto. Un amico certe volte, in alcuni casi, in alcuni momenti, ha bisogno di te e basta. Ha bisogno che guardi per un istante il mondo con i suoi occhi, non sempre con i tuoi.»

E poi in questo libro ci sono (anche) loro, i bambini, che sono meravigliosi, con la loro ingenua spontaneità, le loro domande dirette e disarmanti, le loro risposte spiazzanti, con gli occhi grandi affamati di vita e di curiosità che sanno riempirti il cuore.

«Innamorarsi è sfiancante, perché conoscere una persona nuova toglie più energie di una corsa. Conoscere qualcuno è una maratona, senza nemmeno gli omini che ti passano i bicchieri d’acqua a bordo strada ogni due chilometri.»

In amore tutti pretendono di sapere qualcosa con assoluta certezza, tutti vogliono mettere il becco perché si sentono coinvolti, ma nessuno riesce mai a insegnarci davvero alcunché. E Cesare lo impara a sue spese, come tutti noi.

«Quant’è fragile l’amore, quante strade prende prima di arrivare a un punto. E poi, quando ci arriva, va tutto da un’altra parte.»

Sono contenta di aver letto l’amore secondo Marco Marsullo in una storia che mi ha tenuta incollata fino alla fine, con una conclusione che mi ha sorpresa troppo presto. L’ho divorato, non terminavo un libro in due giorni da anni ormai. Avevo proprio bisogno di questa boccata d’aria e in questo testo l’ho respirata con sollievo.

Non so se Cesare oggi sia innamorato o meno, se abbia trovato il ritmo giusto con la persona della sua vita (chi leggerà il libro capirà questo riferimento), io lo spero, ma soprattutto mi auguro davvero tanto che sia felice, felice come vuole essere lui, e non come vorrebbero gli altri, felice a modo suo. Glielo auguro sinceramente! Perché Cesare non è solo un personaggio inventato, non è una sagoma fittizia di una storia di fantasia, come in ogni romanzo scritto bene è sempre molto di più. E per questo motivo sono certa che questo mio messaggio arriverà al destinatario.

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